mercoledì 27 gennaio 2010

Che foto fai?

Mi sa che questo post corre il rischio di diventare filosofico…. sei avvertito! :-)



"Che foto ti piace fare?"
Non so se questa domanda vi è mai stata posta, a me è successo un paio di volte. E mi sono anche impegnato a rispondere. Reportage, ritratti, street photography…. col tempo poi mi sono reso conto che non lo so. Fotografo le cose che mi incuriosiscono, che mi piacciono, cose che istintivamente sento che devo fotografare per mantenere un ricordo.





…Non voglio parlare del bello nella fotografia, di ciò che trovo bello nella fotografia (sebbene ne avrei la voglia….), piuttosto di come le cose si piazzano improvvisamente davanti a noi, davanti al nostro occhio e l'unica differenza fa se abbiamo portato la macchina fotografica o meno.






Avevo un appuntamento. Avevo cose da fare. Quando improvvisamente ho 'incontrato' un incendio che stava velocemente prendendo corpo.
Naturalmente la mia scaletta è mutata.



Ho cominciato ad osservare, a fare fotografie; a sentire le voci intorno a me.
Una cosa ricordo nettamente di quel pomeriggio: ero a disagio. Chi fa fotografie, chi testimonia deve avere comunque un atteggiamento 'distaccato'; magari non ci riesce, ma il suo compito è questo…. ma mentre scrivo queste cose mi rendo conto che sono solo le mie idee; qualcun altro potrebbe avere un'idea diversa. Ho visto persone che si disperavano perché la propria casa stava andando in fumo, e non ho voluto e non potevo fare alcuna fotografia del loro dramma (e mi chiedevo: se andasse in fiamme casa mia cosa farei? Potrei anche impazzire!). Un fotografo come me non fotografa tutto, seleziona i propri scatti.



All'inizio il pubblico, le persone che osservavano erano poche, poi lentamente sono aumentate; i fotografi erano diventati più numerosi e trovavo interessante vedere come fotografavano e cosa. Molti erano curiosi, ma c'erano anche dei professionisti, li individuavo a naso.



Per i vigili del fuoco non è stato semplice domare l'incendio. Riuscire ad arrivare sul posto è stata la prima sfida. Vicoli, auto in seconda o terza fila: un vero e proprio labirinto. Poi ho avuto l'impressione che la prima autobotte ha esaurito troppo velocemente l'acqua; ma forse è stata un'impressione. Infine il pubblico troppo curioso che ha sicuramente intralciato oltre ad essere costantemente troppo vicino all'incendio.








L'incendio sembrava un mostro da domare. Ipnotizzava tutti.


 


Quando poi alla fine l'incendio è stato domato e la polizia ha allontanato la gente a una distanza di sicurezza, decisi di andarmene e riprendere il mio percorso. E pensavo: a volte improvvisamente si è catapultati in un evento più grande di noi, ma dentro di noi esiste un filtro che ci allontana dalla realtà; ma quando questo filtro si buca subentra la pazzia?

 Puzzavo di fumo. Il mio giubbotto era coperto di un sottile di polvere bianca.
Per giorni mi sono portato nel naso quell'odore così pungente di fumo, fuoco e paura.

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