sabato 11 luglio 2009

La notte della fine del mondo




LA NOTTE DELLA FINE DEL MONDO


È andata via.
Il letto si raffredda. Bagnato. Umido. Resto appoggiato a queste coperte intrisi d’umore. L'eco del suo passo per le strade, allontanandosi da qui.
Non posso distendermi, forse più tardi; quando il tutto si sarà asciugato. Il vestito del mio ricordo è appeso al buio della notte e l’umidità continua a bagnarlo. Molecole si legano ai tessuti. E poi si sciolgono. L'Entropia è una legge cui non si può sfuggire...
In questa camera l’odore è insopportabile. Le particelle del suo DNA, pelle, capelli, unghie, sono nelle mie cose. Come un virus sta prendendo possesso di me.
Le macchie di lei sul materasso. Il semaforo giallo agonizzando emette deboli segnali gialli. Apro la finestra. I lampioni di luce, ancora gialla; le strade di lei; le strisce pedonali che lei sempre ha percorso; l’asfalto scuro sembra rilucere stranamente sotto i lampioni… Forse tutto sta lentamente bruciando.
Atmosfera irreale del cazzo!
Il semaforo lampeggia giallo. Sui palazzi scuri e uguali scivola lentamente questa luce gialla; oltre, mi hanno detto, c’è un mare, che non potrò più vedere. Passa una macchina sgommando. Due ragazzi cantano Alabama Song stonando…
È improvviso, ma aspettato. I lampioni si spengono. I palazzi scompaiono. Le strade davanti a me. Infine persino io, nel limbo. Inghiottito tutto in questa luce senza forma.